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IL GIORNALISMO INVESTIGATIVO E’ FATTO DA GIORNALISTI SPECIALISTI NELLE INVESTIGAZIONI E NEL RIVELARE LA VERITA’, LADDOVE LE AUTORITA’ DI UN PAESE NON SONO ARRIVATI A CONCLUSIONI SU FATTI DI CRONACA E/O TENTINO DI INSABBIARE LA VERITA’.

In nome di Enzo Tortora, vittima dei magistrati.

IL GIORNALE D’EUROPA: MEDICO METTE ALLA SBARRA TRIBUNALE E PROCURA DI PESARO

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IL GIUDICE MAURIZIO DI PALMA, IL PRIMO SULLA SINISTRA CON GLI OCCHIALI ACCANTO AL GIUDICE CON OCCHIALI BIANCHI. MAURIZIO DI PALMA NON SI E’ ASTENUTO DAL PRONUNCIARE SENTENZA MALGRADO PENDENTE LA RICUSAZIONE. AVREBBE PILOTATO IL PROCESSO CONTRO LO PSICHIATRA MICHELE FONTI IN CONCORSO CON IL PM GIOVANNI FABRIZIO NARBONE, IN QUANTO LE MOGLI ERANO STATE IN CURA DAL MEDICO.

IL GIUDICE MAURIZIO DI PALMA, IL PRIMO SULLA SINISTRA CON GLI OCCHIALI ACCANTO AL GIUDICE CON OCCHIALI BIANCHI. MAURIZIO DI PALMA NON SI E’ ASTENUTO DAL PRONUNCIARE SENTENZA MALGRADO PENDENTE LA RICUSAZIONE. AVREBBE PILOTATO IL PROCESSO CONTRO UN MEDICO IN CONCORSO CON IL PM GIOVANNI FABRIZIO NARBONE, IN QUANTO LE MOGLI ERANO STATE IN CURA DAL MEDICO.

PRIMO PIANO: CORTE D’APPELLO ANNULLA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI PESARO. IL GIUDICE MAURIZIO DI PALMA E IL PM GIOVANNI FABRIZIO NARBONE DI PESARO AVEVANO PILOTANO, D’ACCORDO CON IL FALSO ABUSATO VLADIMIR FATTORI, IL PROCESSO CONTRO IL MEDICO. SENTENZA NULLA.

IL MEDICO AVEVA AVUTO IN CURA LA MOGLIE DEL GIUDICE MAURIZIO DI PALMA E QUELLA DEL PM GIOVANNI FABRIZIO NARBONE: ENTRAMBI BEN CONOSCEVANO SERGIO FATTORI, PADRE DELLA FALSA VITTIMA VLADIMIR FATTORI.

PROCEDIMENTI DI RICUSAZIONE E REMISSIONE PENDONO PRESSO LA CORTE DI CASSAZIONE CONTRO TRIBUNALE E PROCURA DI PESARO.



di M. Giacomini

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Il caso del medico coinvolto in una calunnia da parte di un paziente psichiatrico, che sto per analizzare, é da rabbrividire.

Sentenza dichiarata nulla dalla Corte d’Appello di Ancona e Reati gravissimi quelli contestati al Giudice Maurizio Di Palma che ha pilotato e concordato sotto banco il processo con il PM Fabrizio Giovanni Narbone e la presunta vittima Vladimir Fattori, paziente psichiatrico con disturbi mentali, con la regia di due agenti di polizia giudiziaria in forza a Pesaro, Maria Cristina Armini e Cristina Battistelli, nel processo contro uno psichiatra.

Partiamo dalla fine: Il Giudice Maurizio Di Palma aveva pendente una istanza di ricusazione ( cioé richiesta di sostituzione del giudice in un determinato processo per una situazione prevista dalla legge) e una di rimessione (il provvedimento col quale un processo è affidato a un diverso tribunale) in mano alla Suprema Corte di Cassazione e come prevede la legge non poteva emettere sentenza, ma il 22 luglio ha emesso sentenza di condanna contro lo psichiatra, pur sapendo che sarà sottoposto a processo penale e procedimento disciplinare, in quanto ha violato la legge.

Ribadiamo, Il giudice cha ha pendente una ricusazione e una rimessione non può e non deve pronunciare né concorrere a pronunciare sentenza fino a che non sia intervenuta l'ordinanza che dichiara inammissibile o rigetta la ricusazione.

Lunedi 12 Febbraio la Corte di appello di Ancona ha emesso sentenza di nullità sulla sentenza emessa dal Giudice Di Palma contro il medico. In barba alla legge, un giudice di in Tribunale di Periferia come quello di Pesaro, Maurizio di Palma, é evidentemente superiore alla legge, anzi per lui non si applica.

FATTI

Il giovane Vladimir Fattori, paziente affetto da patologia mentale esattamente disturbo borderline della personalità aveva tentato di estorcere nel 2015 dei soldi al proprio psicologo, come da minacce contenute nei messaggi whatsapp e depositati in atti dalla difesa . La preoccupazione di essere denunciato, portarono Vladimir Fattori, su direzione del padre Sergio Fattori, a confidarsi con qualcuno per paura delle ripercussioni e Vladimir Fattori parlò di notte (addirittura alle 2 del mattino)e di giorno con l’amico di famiglia, poliziotto e agente di polizia giudiziaria Gabriele Bonazza, in servizio a Pesaro, circa 152 telefonate sulla utenza di servizio intestata alla Polizia, per almeno 6 mesi prima di depositare la denuncia (come da intercettazioni), in servizio a Pesaro.

LE INDAGINI PRELIMINARI, PERQUISIZIONI E RINVIO A GIUDIZIO

Il medico viene sottoposto a diverse perquisizioni, nei suoi studi in Italia e nelle ville sul lago di Garda e in Sicilia, per presunti fatti avvenuti nel 2013. Due fatti sono sconcertanti, ma rendono l’idea più chiara dei fatti:

  1. le perquisizioni sono state eseguite sempre dagli stessi agenti di polizia giudiziaria, Maria Cristina Armini, Cristina Battistelli e tale Antonio De Falco, che per le perquisizioni in Sicilia e in Lombardia sono andate in trasferta, aereo etc…, al fine di eseguire personalmente le perquisizioni, senza delegare la polizia giudiziaria di Brescia e di Palermo, come è assoluta prassi;

  2. le perquisizioni fatte negli studi dello psichiatra avvengono mentre sono presenti pazienti psichiatrici, quando potevano essere fatte in assenza di pazienti, che hanno riportato danni gravi, di cui uno finito in reparto di psichiatria;

  3. il PM Giovanni Fabrizio Narbone, totalmente manipolato e giostrato dalle burattinaie e poliziotte Maria Cristina Armini e Cristina Battistelli, amiche e colleghe del poliziotto Gabriele Bonazza, non chiede la perizia psichiatrica sul paziente e falsa vittima Vladimir Fattori, per valutare l’idoneità a testimoniare, malgrado lo stesso Vladimir Fattori dichiari di essere stato definito malato e affetto da disturbo passivo-aggressivo di personalità;

  4. Il Gip tale Lorena Mussoni, riminese, che conosceva il medico, in quanto aveva partecipato a delle cene con i magistrati di Rimini in cui era presente lo psichiatra, non si astiene, non ordina la perizia psichiatrica su Vladimir Fattori e fa partecipare all’udienza preliminare la presunta fidanzata del Fattori, contro ogni norma e regola sulla camera di Consiglio. Il Gip Lorena Mussoni, da fonti locali, si apprende che sia rimasta sempre a Pesaro in quanto non ha mai goduto la stima dei colleghi magistrati riminesi e il CSM l’ha lasciata a Pesaro, per forti contrasti.

    5. Dunque il PM Giovanni Fabrizio Narbone chiede il rinvio a giudizio del medico e il GIP Lorena Mussoni conferma, senza alcuna prova se non la versione di un paziente psichiatrico come Vladimir Fattori.

GLI AGENTI DI POLIZIA GABRIELE BONAZZA, MARIA CRISTINA ARMINI, CRISTINA BATTISTELLI E IL MALATO DI MENTE VLADIMIR FATTORI

L’agente di Pg Gabriele Bonazza é collega e amico di Maria Cristina Armini e Cristina Battistelli, due poliziotte e agenti di polizia giudiziaria a Pesaro, pluridenunciate, che si sono occupate delle indagini e di tutti i procedimenti in cui il medico é stato indagato e parte offesa.

Se già questo ha dell’incredibile e dell’orrido, non saprei come definire i successivi comportamenti di magistrati e poliziotti di Pesaro, che in un altro paese sarebbero stati subito arrestati.

LE OMISSIONI, I DEPISTAGGI E LA FRODE PROCESSUALE DA PARTE DELLA PROCURA DI PESARO

Il processo é stato corrotto e pilotato fin dall’inizio, corrotto da omissioni e atti illegali da parte del PM Fabrizio Giovanni Narbone, al solo fine di nascondere la verità e annientare la dignità del medico, con una pianificazione inquietante, le cui ragioni/moventi saranno analizzate successivamente, con il benestare del Procuratore Capo Cristina Tedeschini.

La Procura di Pesaro ha tra i fatti principali, dolosamente commesso, omesso e nascosto:

-archiviato le 15 denunce presentate dallo psichiatra senza fare alcuna indagine;

- omesso la perizia psichiatrica su Vladimir Fattori, atta, come noto, a valutare l’attendibilità del testimone, il quale come detto, è un paziente psichiatrico, tra l’altro affetto da grave disturbo borderline della personalità, come emerge dagli atti.

- nascosto i messaggi whatsapp estorsivi del paziente Valdimir Fattori contro lo psichiatra;

- fatto scomparire le 152 telefonate intercorse tra Vladimir Fattori e il poliziotto Gabriele Bonazza per mesi prima della denuncia che al telefono preparavano come incastrare il medico;

-fatto scomparire e non iscrivere tra le notizie di reato per più di 1 anno la denuncia presentata da parte del medico contro il poliziotto Gabriele Bonazza, per poi iscriverla quando la difesa del professore ha chiesto di verificare se il procedimento fosse stato iscritto tra le notizie costituenti reato(di questo dovrà rispondere il Procuratore capo Cristina Tedeschini);

-non citare tra i testimoni il poliziotto Gabriele Bonazza.

-incastrare il medico con una richiesta di perquisizione mascherata da una notifica a novembre 2020, che hanno costretto il medico a 4 mesi di carcere e poi assolto con formula piena ( il PM Giovanni Fabrizio Narbone ha 3 procedimenti penali per questo), tanto che il Presidente del Tribunale di Termini Imerese, dr Vittorio Alcamo, nella sentenza di assoluzione, ha inviato gli atti alla Procura di termini Imerese per accertare le responsabilità dell’arresto illecito del medico delegando le indagini sui Carabinieri e sul PM Giovanni Fabrizio Narbone;

-fare condurre le indagini solo ed esclusivamente agli amici e colleghi del poliziotto Gabriele Bonazza, cioé Maria Cristina Armini e Cristina Battistelli;

-avere coperto il falso ingegnere Giuseppe Dezzani, consulente della Procura, che ha giurato in aula di essere laureato senza esserlo.

La sola ed unica ‘prova’ a sostegno dell’accusa contro il medico sarebbe quindi questa imbarazzante dichiarazione del paziente psichiatrico Vladimir Fattori, fatta per tutelarsi dalle possibili denunce dello psichiatra per estorsione. Null’altro, denuncia peraltro fatta da Vladimir Fattori qualche giorno prima della maggiore età e dopo le 152 telefonate con il poliziotto Vladimir Fattori.

LE OMISSIONI, I DEPISTAGGI E LA FRODE PROCESSUALE DA PARTE DEL TRIBUNALE DI PESARO

Il Tribunale Collegiale, presidente giudice Maurizio Di Palma, accusato di corruzione, associazione segreta e frode processuale, ha agito contro il medico, senza vergogna e ha fatto atti illeciti, omesso atti come di seguito:

  • non ha sospeso il processo malgrado pendenti una istanza di ricusazione una remissione contro di lui, pronunciando sentenza nulla, al solo fine di vendicarsi contro il medico(come vedremo di seguito):

  • non ha chiesto la perizia psichiatrica su Vladimir Fattori, a fronte della consulenza del neuropsichiatra Ugo Sabatello;

  • Il Giudice Maurizio di Palma ha eliminato 3 testimoni chiave della difesa tra cui il prof Aristotele Hadjichristos, psichiatra, che ha avuto in cura anch’egli Vladimir Fattori e la guardia del corpo del medico;

  • ha rigettato qualunque certificazione medica dell’imputato, inclusa quella di ricovero in terapia intensiva, non rinviando 7, diciamo 7 udienze, malgrado le condizioni del medico per l’ingiusta detenzione;

  • ha rigettato la certificazione medica dell’Avvocato Debora Zagami, difensore del medico, malgrado una frattura pluriscomposta e impossibilitata a viaggiare da Roma;

  • il Giudice Maurizio di Palma ha mantenuto e conservato , sotto pressione del presidente Giuseppe Luigi Fanuli, tutti gli atti computi malgrado i cambiamenti continui dei giudici e l’astensione del giudice avvocato Massimiliano Ricci, ex paziente psichiatrico del medico.

Il processo è ulteriormente compromesso e viziato da innumerevoli reati, abusi e lesioni dei diritti fondamentali sanciti dalla costituzione, dell’uomo e dei diritti di difesa del medico, il quale non riusciva a trovare giustificazione di tale accanimento.

PERCHE’ DISTRUGGERE LO PSICHIATRA: I MOVENTI DEL GIUDICE DI PALMA E DEL PM GIOVANNI FABRIZIO NARBONE

Sul presidente del Tribunale di Pesaro Giuseppe Luigi Fanuli sono pendenti numerose indagini, proprio per chiarire il suo ruolo all’interno di questa vicenda.

Trovando inspiegabili i comportamenti criminali del Giudice Maurizio Di Palma e del PM Giovanni Fabrizio Narbone, il medico delegava ad indagini difensive il proprio commercialista e notaio in britannico a ricostruire eventuali rapporti con familiari di pubblici ministeri e giudici di Pesaro., non spiegandosi questa persecuzione.

Dall’estrazione delle fatture sono emersi tutti i rapporti medico-paziente tra lo psichiatra e i vari magistrati, sia requirenti che giudicanti, e parenti stretti degli stessi del Tribunale di Pesaro, per le più disparate patologie psichiatriche, tra cui, sono emersi i rapporti tra il medico e la compagna del Giudice Maurizio Di Palma, Rossella Pagnanelli, ex paziente del medico, che lavora anch’essa al Tribunale di Pesaro, e la moglie del PM Giovanni Fabrizio Narbone, Barbara Antonietta D’Agostino, ex paziente dello psichiatra, originaria di Benevento, che guarda caso lavora anch’essa al Tribunale di Pesaro, come da fatture notarizzate e autenticate.

La moglie del Giudice Maurizio di Palma, Rossella Pagnanelli, secondo indiscrezioni, avrebbe rivelato i lati oscuri del marito, tra cui gli incontri “segreti” con il PM Giovanni Fabrizio Narbone per pilotare i processi a Pesaro.

Alla luce di tali imbarazzanti rivelazioni, si è cominciata a gettare luce su questa orrenda vicenda giudiziaria, essendo ora sotto indagine l’intero ufficio giudiziario.

SENTENZA NULLA PER LA CORTE D’APPELLO DI ANCONA

Il 12 Febbraio 2024 la Corte d’Appello ha dichiarata nulla la sentenza di condanna del medico emessa dal Tribunale di Pesaro.

Il medico é difeso in tutti i procedimenti, anche quale parte offesa, dall’Avvocato Debora Zagami del foro di Roma.

 

LA RESPONSABILITA’ DEL MAGISTRATO: CONSIDERAZIONI

Dopo soli due anni dalla sua promulgazione, la legge sulla responsabilità civile dei magistrati finisce già davanti alla Corte Costituzionale. Lo ha deciso un giudice civile di Verona, lamentandone l’indeterminatezza e il rischio che possa condizionare il corso e l’esito dei processi. È presumibile che questa iniziativa sia seguita dalle inevitabili polemiche dovute alla singolarità del problema.



Si dirà che i giudici contestano una legge che li riguarda personalmente, e che il conflitto sarà risolto in famiglia, cioè da altri giudici. Al che sarà facile rispondere che solo un giudice può giudicare un altro giudice, o una legge che riguarda i giudici, esattamente come solo un chirurgo può operare un altro chirurgo. E la querelle continuerà. Il problema è serio perché l’Italia è l’unico Paese al mondo in cui esista un potere senza responsabilitàPrendiamo il pubblico ministero. È il capo della polizia giudiziaria, e quindi dirige le indagini con una discrezionalità che può sconfinare nell’arbitrio, conferendogli attribuzioni impensabili. Ad esempio, solo spedendo un’informazione di garanzia, può condizionare la vita politica di un parlamentare, di un governo e magari di una legislatura.



Una simile forza dovrebbe essere bilanciata da una responsabilità equivalente; negli Stati Uniti, ad esempio, è controllata dalla volontà popolare, perché il District Attorney viene eletto dai cittadini.  



Invece da noi il Pm gode delle stesse garanzie di indipendenza e autonomia del giudice, e quindi non risponde a nessuno. Può imbastire processi lunghi, costosi e fantasiosi. Alla fine dirà che l’azione penale è obbligatoria, e che ha solo fatto il suo dovere. Se dal pubblico ministero passiamo al giudice, il problema è anche più serio. L’Italia è l’unico Paese con un processo accusatorio dove un cittadino assolto possa essere riprocessato e condannato in una sequenza infinita.



I casi sono noti, e sarebbe doloroso farne i nomi. Questa è una follia logica, perché se la condanna può intervenire solo quando le prove a carico resistono a ogni ragionevole dubbio, bisognerebbe ammettere che i magistrati che avevano assolto erano degli imbecilli. A parte questo, in una simile catena di sentenze, che negli anni hanno coinvolto decine di magistrati, chi avrà sbagliato e chi no? Difficile dirlo. Ancor più difficile distinguere tra responsabilità dei giudici togati e di quelli popolari, che, in corte d’assise, hanno gli stessi poteri dei primi. Faremo causa anche a loro?



Chissà. Di fronte a problemi così complessi, governo e parlamento hanno risposto in modo emotivo. Condizionati dallo slogan del “chi sbaglia paga”, invece di incidere sulle cause degli errori giudiziari - come ad esempio l’irresponsabile potere dei pubblici ministeri - hanno preferito agire sull’effetto intimidatorio delle sanzioni, privilegiando peraltro quelle pecuniarie. Scelta inutile, perché ci penserà l’assicurazione; e irragionevole, perché la toga inetta o ignorante non va multata, va destituita. L’aspetto più singolare di questa vicenda è stata tuttavia la reazione dei magistrati.



Alcuni hanno minacciato lo sciopero, altri forme più blande di protesta, tutti hanno, apparentemente, mugugnato. Alla fine non è successo nulla, salvo il rinvio alla Consulta della parte più ambigua della legge: quella che appunto consente, o pare consentire, di far causa allo Stato (e quindi al giudice) prima che la causa sia definitivamente conclusa, con l’effetto automatico di paralizzare i processi. Perché il magistrato denunciato si potrà astenere, passando il fascicolo al collega, e questo a un altro, e così per l’eternità.



Era dunque ovvio che sarebbe finita come ha disposto il giudice di Verona, e come certamente nei prossimi giorni disporranno decine di tribunali. La legge sarà forse parzialmente abrogata dalla Corte, e comunque la montagna avrà partorito un topolino. I magistrati impreparati o inetti tireranno un sospiro di sollievo. E come dice Shakespeare, quando il principe sospira, il popolo geme.

 

 

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La notizia dell'iscrizione è emersa nel corso della prima udienza, davanti al giudice monocratico, del processo agli Occhionero. Gli avvocati della difesa hanno formalmente chiesto al pm di astenersi dal rappresentare l'accusa durante il procedimento.

• INCARICO CONFERMATO
Il procuratore Giuseppe Pignatone, però, ha confermato Albamonte a rappresentare l'accusa nel processo con un provvedimento che verrà depositato in udienza. Una decisione "pienamente condivisa" dal procuratore generale presso la Corte d'appello, Giovanni Salvi. 

Questi avvenimenti possono succedere solo in Italia. In altri Paesi il PM va sostituito. 

In base a quanto si apprende, il fascicolo nel capoluogo umbro è stato aperto contestualmente al deposito dell'esposto, ma l'iscrizione del magistrato è arrivata alcune settimane fa. Nel suo documento Giulio Occhionero lamenta alcuni 'abusi' fatti dall'autorità inquirente nel corso dell'attività di indagine.

• LE ACCUSE
Accessi non consentiti al suo personal computer, violazioni della privacy e altri illeciti. Su quanto 'denunciato', Occhionero nel giugno scorso è stato chiamato a deporre, in presenza del suo difensore, l'avvocato Stefano Parretta, davanti ai pm umbri L'ingegnere avrebbe confermato le accuse. Sul fascicolo aperto, al momento, Perugia mantiene il riserbo più assoluto.

Il procuratore Luigi De Ficchy non ha voluto in alcun modo commentare quanto emerso nell'udienza romana, anche se l'iscrizione sarebbe un atto dovuto in seguito all'esposto. Con Albamonte risultano indagati anche due agenti della polizia postale a cui viene contestato anche l'accesso abusivo a sistema informatico.

• IL CASO
Il colpo di scena ha fatto, quindi, slittare le audizioni di alcuni testi dell'accusa che erano in programma per la

 





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INTERVISTA AL GIUDICE EDOARDO MORI : CLICCA SULL’IMMAGINE PER L’INTERVISTA

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Il Procuratore Capo di Pesaro Cristian Tedeschini era fino a qualche mese fa aggiunto a Pesara, stesso Distretto Giudiziario di L’Aquila che indaga sui Pubblici Ministeri Maria Letizia Fucci e Fabrizio Giovanni Narbone.

Il Procuratore Capo di Pesaro Cristian Tedeschini era fino a qualche mese fa aggiunto a Pesara, stesso Distretto Giudiziario di L’Aquila che indaga sui Pubblici Ministeri Maria Letizia Fucci e Fabrizio Giovanni Narbone.

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